Baglioni-Morandi, tre ore sul palco tra ironia e successi
Baglioni -Morandi, tre ore sul palco tra ironia e successi A Roma lo show «Capitani coraggiosi», un gioco di ruoli con Claudio preciso e Gianni che improvvisa Mario Luzzatto Fegiz ROMA «Ma con questa signora Lia hai poi concluso qualcosa?» chiede beffardo Morandi a Baglioni che prontamente replica: «E tu sei poi riuscito a far siฬ€ che la mamma mandasse a prendere il latte quella con cui ti scambiavi gli sguardi all'uscita da messa?». Eฬ€ una sfida non solo musicale, ma anche di battute, fra questi due leoni della musica leggera italiana quella cominciata ieri sera allo Stadio del tennis del Foro Italico e che si replica per altre 11 serate fino al 26 settembre (aggiunte due recite per l'1 e il 2 ottobre, poi su Rai1). Lo show «Capitani coraggiosi» eฬ€ un vaso di Pandora di grandi successi che si traduce in una maratona di oltre tre ore. Baglioni «baglionizza» il repertorio di Morandi: sembra Fiorello che lo imita alle prese con una canzone non sua. Morandi eฬ€ piuฬ€ lineare, «morandizza» meno i successi del piuฬ€ giovane collega. In scena un gioco di ruoli: Baglioni preciso, pianificatore, che medita e cesella ogni dettaglio (e sottolinea in continuazione la differenza anagrafica a suo favore per 7 anni); Morandi piuฬ€ incline all'improvvisazione, sempre pronto a scatenare un'emotivitaฬ€ fuori copione. A tratti sembra di rivedere la coppia Gaber-Jannacci. Il primo costruiva un copione che programmava ogni dettaglio, il secondo mandava tutto all'aria. La cosa meno entusiasmante eฬ€ la sigla di apertura, «Capitani coraggiosi», col suo testo ridondante («Noi siamo quelli che son cuccioli nel mondo/ che inseguono le nubi e cantano alla luna»). Tutto il resto eฬ€ piacere puro che scaturisce da una collaborazione intensa e totale (simile a quella dell'ultimo tour di Dalla e De Gregori). Eleganti e sempreverdi col «vecchio» Morandi piuฬ€ saltellante del «giovane» Baglioni, eseguono «Io sono qui», «Scende la pioggia», «Dagli il via», «Se perdo anche te». Baglioni ha fatto i compiti e non sbaglia una nota delle canzoni di Morandi che fa altrettanto e appare anche lui preciso e determinato. Si concedono alcune parentesi solistiche, su canzoni «non trasferibili» come «Canzoni stonate» e «Un mondo d'amore» per Morandi e «Strada facendo» e «Poster» di Baglioni. Ciascuno dei due artisti ha un suo terrazzamento con relativa strumentazione: pianoforte a coda per Baglioni, contrabbasso e chitarra per Morandi. Durante i tanti momenti comuni agiscono nel palco centrale. Spesso i due juke box viventi devono gridare per sovrastare il coro degli ottomila. I due non si fanno mancare nulla: una lunga sezione acustica fra la folla fra battute e canzoni, un omaggio a Endrigo. Fra tanti capolavori lo spettatore si perde: impossibile dire se «Piccolo grande amore» sia superiore a «In ginocchio da te». Resta la nostalgia di quegli anni in cui la canzone d'autore e quella popolare riuscivano a cogliere le ansie e le pulsioni della coscienza collettiva.
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