Baglioni, «Al Centro» dell’Arena di Verona con il suo romanzo musicale

  Baglioni, «Al Centro» dell’Arena di Verona con il suo romanzo musicale Tre concerti per il cantautore romano che sfrutta il palcoscenico a 360 gradi. «Opera totale come vagheggiava Wagner. Cinquant’anni di carriera in un mercato di emozioni» VERONA Un po’ di grandeur è concessa. Claudio Baglioni celebra i suoi 50 anni in musica con un concerto: tre ore di musica (con finale bagnato da un acquazzone), tre serate, un’Arena di Verona per la prima volta sfruttata a 360 gradi con il palco in mezzo (che bellezza vedere l’intero anello), 22 musicisti e 26 fra ballerini e acrobati e altre 50 comparse.  «È un ritorno alle origini. Da Wagner in poi, molti hanno vagheggiato l’opera totale. Una velleità che per me nasce da quando a Centocelle, dopo il gruppo beat del mio condominio, assieme a una decina di coetanei lavorai a un’idea di spettacolo che riuniva teatro, gestualità, danza», raccontava nel pomeriggio il cantautore.     «Al centro» è il titolo. Doppio significato: il palco in mezzo, anzitutto. Non è la prima volta per Claudio che, dal 1991 al Flaminio, ha ripetuto altre volte la formula. «Non hai protezione. Ma è anche esaltante: dimezzi la distanza col pubblico. Per la prima volta in era moderna l’Arena non è tradita: torna ad essere un anfiteatro». C’è anche un livello di lettura più profondo. «E’ la colonna sonora del cammino di questi anni verso un centro della vita dove forse non si arriva mai».  «Signora Lia», il debutto del 1968, farà da prologo tv questa sera per la diretta di Rai1. Sul palco si parte invece con una strumentale inedita, quella che in rete accompagna il video in cui una folla si dirige verso l’Arena sotto lo sguardo di Fiorello, Abatantuono, Panariello, Argentero, Favino, Hunziker, Ambra, Gerini e altri (segnali in codice in vista del Festival?). E subito si entra nel vivo con «Questo piccolo grande amore» e «Porta Portese», lato a e b del primo successo del cantautore. «Benvenuti al mercato delle emozioni». Il pendolo degli arrangiamenti oscilla dall’orchestrale al rock alle atmosfere intime, assoli di chitarra, fiati e archi, cori ricamati. I quadri di Giuliano Peparini, firma regia teatrale e coreografie, spaziano dal didascalico (i ballerini in divisa e le ragazze alla moda di un Italia che non c’è più in «Porta Portese»), il suggestivo (le aste neon di «Io me ne andrei» conquistano lo sguardo) e il circo moderno (il funambolo su «Notte di note, note di notte»).  La scaletta è costruita cronologicamente. Scelta da un lato rigorosa, dall’altro coraggiosa. Se la prima parte è un’infilata continua di hit sui cori dei 17 mila, un racconto popolare che negli anni 70 sembrava solo pop ma che ha superato il test del tempo. Negli ultimi 45 minuti è più difficile mantenere la concentrazione per i non adepti. «Questo concerto è una storia vera, un romanzo musicale fissato in una parte dei 400 brani che ho scritto. Non sono andate oltre perché dopo tre ore anche il cantante puzza», sorride Claudio, da sempre maratoneta dei live.  Un anno pieno quello in arrivo. Un tour diviso in due parti - una trentina di date da metà ottobre a fine novembre e una decina in primavera – e in mezzo «l’impegnuccio», così lo chiama, con la direzione artistica e la conduzione di Sanremo. «Tutti dicevano che non lo avrei rifatto. A un certo punto ho detto “perché no”… e il “perché sì” finale è arrivato con un’assunzione di responsabilità, per far vedere che la prima volta non è stata solo una botta di fortuna». Ancora presto per raccontare la formula del Baglioni-bis. «Non saprei spoilerare nulla, ma stiamo lavorando anche in termini di cambiamento».  Una linea guida è già definita, quella dello sdoppiamento della gara fra Giovani, due prime serate a dicembre, e poi la messa cantata a febbraio. «Volevamo sviluppare un percorso che in passato è stato sacrificato e dare spazio al talento degli emergenti». Al Festival Baglioni vorrebbe portare qualcosa di queste serate, anche se l’Ariston «non si presta» a una messinscena così complessa. La musica dovrebbe aprirsi, così lascia filtrare il suo staff, al rap rimasto fuori dal cast la scorsa edizione ma dominatore delle classifiche di questi mesi.

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